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Mari Ermi

Mari Ermi

Mari Ermi - Cabras è un luogo di luce, silenzio e colore.
La spiaggia bianca di quarzo, unita al mare ed alla luce solare, offre  scenari sempre nuovi dall'alba al tramonto.

Mar'e Pontis tra stagno, mare e cielo


Mar'e Pontis tra stagno, mare e cielo

La peschiera Mar'e Pontis in comune di Cabras, gestita da un  consorzio di pescatori, è un luogo noto per la attività di ristorazione a base di pesce, ma anche per le antiche costruzioni che in passato erano adibite alle varie lavorazioni del pesce e della bottarga (affumicatura, salatura) e alla vendita. 

L'ipogeo di San Salvatore a Cabras



Nel territorio di Cabras esistono innumerevoli tesori archeologici tra i quali Tharros ed il sito dei Giganti di Monte Prama sono certamente i più noti.
Ma non si può dimenticare di citare l'Ipogeo di San Salvatore, un luogo sacro fin dall'età Neolitica, sul quale è stata edificata una chiesa risalente al XVII secolo. 
In questo luogo oggi rinomato per la corsa degli scalzi devoti a San Salvatore esiste una continuità del sacro. Il nome Salvatore a cui è intitolata la chiesa ricorda il culto di Ercole Sotér che in greco significa proprio salvatore.
All'Ipogeo si accede attraverso un'apertura nel pavimento della chiesa. Durante la discesa nel sotterraneo lunghe le ripide scale si compie uno strardinario viaggio nel tempo.
Dentro l'Ipogeo infatti hanno convissuto varie culture e religioni fino ad arrivare all'attuale culto cristiano (esistono tracce risalenti all'epoca nuragica, punica, romana, greca e araba).
La stratificazione non ha cancellato l'avvicendarsi dei culti del passato che hanno trovato il fulcro del sacro nell'acqua salutare del pozzo sotterraneo.
Un luogo ricco di fascino e mistero da non perdere.



La Dea madre sarda



Un culto semplice e primordiale, quello della Dea Madre, emerge dagli scavi archeologici condotti in varie aree della Sardegna. Scavi che hanno portato alla luce numerosi idoli femminili e con essi la storia, non scritta, del Neolitico nell'Isola. 
Tra queste piccole ed uniche opere d'arte, non saprei scegliere la mia preferita, poiché le trovo tutte adorabili. 
A distanza di millenni, il loro esatto significato appare ancora sfuggente e difficile da decifrare. 
Ma al tempo stesso quelle figure femminili semplici e straordinarie, tra loro diverse nello stile e talvolta nel materiale, sono ancora oggi capaci di comunicare il senso religioso dell'alternanza di vita e di morte, nonché della rinascita e dell'immortalità misteriose.
Nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari ci sono diversi esempi di queste opere e in tutta sincerità ritengo che ogni statuina meriterebbe di essere collocata in una propria vetrina, per essere osservata con calma ed a tutto tondo in ogni suo particolare.
Tra le tante statuine desidero mostrare (nella prima foto a destra) la statuina femminile, in caolinite, ritrovata a Cabras, in località Cuccuru S'Arriu, risalente al IV millennio A.C. appartenente alla Cultura Bonuighinu. Questa tipologia di statuine è caratterizzata da un'aspetto grasso, morbido e materno, quella a destra in particolare presenta un copricapo molto elegante ed elaborato che purtroppo si riesce a vedere con grande difficoltà. 
Nella seconda foto è ritratta la statuina femminile, in marmo bianco, rinvenuta a Senorbì presso il Villaggio preistorico di Turriga, il cui stile è invece geometrico - planare. Quest'ultima si trovava dentro un cerchio sacro delimitato da pietre ed appartiene alla Cultura San Michele risalente al II millennio A.C. 




I Giganti Nuragici di Monte Prama


Nel primo millennio A.C. numerosi villaggi nuragici occupavano la pianura del Sinis (Cabras).
Gli abitanti di quei luoghi, probabilmente, celebravano il culto dei loro antichi eroi in un luogo sacro aperto al pubblico, che oggi è chiamato Monte Prama.