Un culto semplice e primordiale, quello della Dea Madre, emerge dagli scavi archeologici condotti in varie aree della Sardegna. Scavi che hanno portato alla luce numerosi idoli femminili e con essi la storia, non scritta, del Neolitico nell'Isola.
Tra queste piccole ed uniche opere d'arte, non saprei scegliere la mia preferita, poiché le trovo tutte adorabili.
A distanza di millenni, il loro esatto significato appare ancora sfuggente e difficile da decifrare.
Ma al tempo stesso quelle figure femminili semplici e straordinarie, tra loro diverse nello stile e talvolta nel materiale, sono ancora oggi capaci di comunicare il senso religioso dell'alternanza di vita e di morte, nonché della rinascita e dell'immortalità misteriose.
Nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari ci sono diversi esempi di queste opere e in tutta sincerità ritengo che ogni statuina meriterebbe di essere collocata in una propria vetrina, per essere osservata con calma ed a tutto tondo in ogni suo particolare.
Tra le tante statuine desidero mostrare (nella prima foto a destra) la statuina femminile, in caolinite, ritrovata a Cabras, in località Cuccuru S'Arriu, risalente al IV millennio A.C. appartenente alla Cultura Bonuighinu. Questa tipologia di statuine è caratterizzata da un'aspetto grasso, morbido e materno, quella a destra in particolare presenta un copricapo molto elegante ed elaborato che purtroppo si riesce a vedere con grande difficoltà.
Nella seconda foto è ritratta la statuina femminile, in marmo bianco, rinvenuta a Senorbì presso il Villaggio preistorico di
Turriga, il cui stile è invece geometrico - planare. Quest'ultima si trovava dentro un cerchio sacro
delimitato da pietre ed appartiene alla Cultura San Michele risalente al II millennio A.C.
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