Al TRIBU di Nuoro ho potuto avvicinarmi alle opere di due artisti sardi, entrambi del Novecento, ma molto diversi tra loro nell'espressione artistica: Giuseppe Biasi (Sassari 1885, Andorno Micca 1945) e Francesco Ciusa (Nuoro 1883, Cagliari 1949).
La grande tela della Giustizia, opera realizzata nel 1940 da un altro straordinario pittore sardo Stanis Dessy, domina le scale che portano alla mostra di Giuseppe Biasi ed al Museo Ciusa.
Le opere di Giuseppe Biasi esposte al TRIBU sono tante e per osservarle non basta una intera mattinata. Mi limito a mostrarne alcune, invitandovi a visitare di persona la mostra.
Le tre opere seguenti sono state realizzate da Biasi durante il suo soggiorno africano (1924 - 1925), nel quale cercava le radici primitive della civiltà umana, e ritraggono la figura femminile (due studi di testa ed un nudo).
La bellezza della venere nera Faisha (olio su tela del 1925) mi ha colpito perché, anche se per un solo attimo, è stata capace di nascondere il dramma della sua schiavitù all'interno di un bordello.
La storia personale di Faisha non trova spazio in questa opera, infatti Biasi l'ha semplicemente ritratta sulla tela, distesa all'interno della sua tenda, senza esprimere alcuna opinione sul colonialismo diffuso nei luoghi del suo soggiorno, ne condannare le gravi conseguenze umane della schiavitù.
La storia personale di Faisha non trova spazio in questa opera, infatti Biasi l'ha semplicemente ritratta sulla tela, distesa all'interno della sua tenda, senza esprimere alcuna opinione sul colonialismo diffuso nei luoghi del suo soggiorno, ne condannare le gravi conseguenze umane della schiavitù.
Lungo il corridoio del TRIBU, i grandi Lampadari realizzati, in ferro battuto negli anni Venti, su disegno di Francesco Ciusa mostrano un aspetto della sua arte non solo scultorea.
Ma prima di vedere le foto delle sculture di Ciusa, ecco altre opere di Biasi che ritraggono alcuni aspetti del paesaggio ambientale e umano della Sardegna.
La luce domina nel ritratto della Ragazza di Ollolai (1935).
L'abilità di Biasi nel dosare la luce è indiscussa anche nella rappresentazione delle processioni religiose.
Un gioco di luce ed ombra straordinario fotografa i cavalli e la natura circostante.
Dimenticavo di dire che la mostra su Giuseppe Biasi fa parte della Collezione di proprietà della Regione Sardegna ed il suo allestimento presso il TRIBU di Nuoro è temporaneo, infatti tutte le opere della Collezione saranno visibili soltanto fino al 9 novembre 2014.
Tutte le fotografie che seguono delle sculture di Francesco Ciusa sono incapaci di comunicare la loro reale intensità di espressione.
La passione nella scultura denominata il Bacio (1922) non è un fermo immagine, ma è inspiegabilmente vitale, coinvolgente ed indescrivibile sul piano emozionale.
La passione nella scultura denominata il Bacio (1922) non è un fermo immagine, ma è inspiegabilmente vitale, coinvolgente ed indescrivibile sul piano emozionale.
La madre dell'ucciso (1907) pietrifica chi guarda il suo muto dolore.
Il Fromboliere detto il David di Barbagia (1940).
Anche dalle altre sculture emerge un forte carattere
espressivo che supera l'immobilismo della statuaria. Sentimenti di
dolore e grande forza interiore, vita e morte sono presenti nelle opere
di Ciusa.
L'Anfora sarda (1930).Il pane (1908).
La Filatrice (1908).
Il nomade (1908).Dolorante anima sarda (1911).
Il Cainita (1914).
Altre opere minori (terrecotte, bassorilievi) ma non meno interessanti sono esposte all'interno delle vetrine.
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