Ma la datazione del primo impianto dell'Altare risale al 3.000 A.C., un'epoca antecedente a quella attribuita alle costruzioni orientali.
La parte più antica della struttura dell'Altare, scoperta e resa visibile solo agli archeologi durante gli scavi, presenta tracce di intonaco colorato con l'ocra rossa, motivo per cui il primo impianto dell'Altare venne chiamato il Tempio Rosso.
I resti del Tempio Rosso non sono visibili ai visitatori poiché si trovano incorporati all'interno della grande struttura muraria dell'Altare che venne costruita intorno al 2.700 - 2.500 A.C. ed è giunta fino ai nostri giorni.
Prima che gli scavi archeologici iniziassero tutta la costruzione era coperta da un cumulo di terra e pietre.
La ricostruzione della parte superiore dell'Altare, danneggiata nel corso dei millenni e durante la seconda guerra mondiale, quando la sommità del'Altare venne scavata per ricavare una trincea, è il frutto dei lavori di restauro intercorsi tra gli anni '50 e '80 del secolo scorso.
L'Altare domina con la sua imponenza una sconfinata pianura che custodisce i resti di villaggi e molti reperti.
I
reperti ritrovati in questa vasta area pianeggiante appartengono ad
epoche differenti a dimostrazione del fatto che la frequentazione umana
di questa zona rimase costante per diversi millenni.
Intorno all'Altare si trovano alcuni esempi straordinari di questi reperti.
Un menhir alto quattro metri, una
enorme tavola di pietra per le offerte votive ed una tavola più piccola
in trachite rossa (forse risalente all'epoca del Tempio Rosso o persino
antecedente) sono stati ritrovati ai lati della rampa d'accesso
all'Altare, e probabilmente continuano ad occupare da millenni le loro
posizioni originarie.
Due pietre aventi forma sferoidale, una grande ed un'altra
più piccola e chiara, invece sono state ritrovate a circa cento metri di distanza
dall'Altare, ma gli archeologi per ragioni espositive hanno preferito ricollocarle vicino alla rampa cerimoniale dell'Altare.
La pietra più grande, nella parte centrale, presenta tante piccole coppelle.
La pietra più grande, nella parte centrale, presenta tante piccole coppelle.
La
simbologia delle due sfere è incerta, secondo alcuni studiosi
potrebbero rappresentare il Sole e la Luna.
Secondo altri la pietra più grande potrebbe essere un Omphalos, che rappresenta il centro del mondo, simile a quello più recente del Santuario di Delfi (1.400 A.C.).
Secondo altri la pietra più grande potrebbe essere un Omphalos, che rappresenta il centro del mondo, simile a quello più recente del Santuario di Delfi (1.400 A.C.).
Forse
nella pianura di Monte D'Accoddi si osservavano e si veneravano il
cielo, gli astri e la Dea Madre.
Sul retro dell'Altare si trova infatti la copia di una stele femminile, il cui originale è conservato, presso il Museo Nazionale Sanna di Sassari, insieme alla testa, ritrovata nel Tempio Rosso, attribuita ad una altra divinità femminile.
Intorno al 1.800 A.C. l'Altare era in stato di abbandono,
a questa conclusione sono giunti gli archeologi dopo aver rinvenuto e
datato la tomba di un bambino nella parte superiore dell'Altare, una
sepoltura che gli studiosi ritengono sia stata fatta quando il sito pur
conservando un alone di sacralità aveva perduto la sua principale
funzione di luogo di culto.
La base dell'Altare, costituita da grandi blocchi di
pietra, ha una inclinazione molto più accentuata e piramidale rispetto
alla struttura a gradoni superiore, fatta di piccole pietre.
La grande rampa cerimoniale conduce alla sommità dell'Altare
dalla cui altezza (di circa sei metri) è possibile vedere chiaramente i resti della capanna
dello stregone composta di cinque vani all'interno dei quali sono stati
trovati diversi reperti (vasellame, pesi per il telaio, etc. conservati presso il Museo Nazionale Sanna di Sassari).
Resti della capanna dello stregone |
Menhir |
copia della stele femminile |
tavola delle offerte votive |
le pietre sferoidali |
dea del Tempio Rosso Museo Nazionale Sanna |
stele femminile Museo Nazionale Sanna |
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