Nell'anno 1919 in una zona di campagna, denominata "Su Bruncu e S'Olia", situata al confine tra i paesi di Dolianova e Serdiana, due contadini scoprirono casualmente due tombe, coperte da lastroni di pietra, dentro le quali trovarono un autentico tesoro composto da gioielli in oro (un paio di orecchini, una collana, alcuni anelli, e borchie) e manufatti in bronzo (un vaso ed alcuni anelli) e terracotta (un vaso).
Nel medesimo anno l'archeologo Antonio Taramelli scriveva entusiasta del ritrovamento evidenziando che quei reperti solo grazie "a fortunate circostanze poterono essere integralmente recuperati per il Museo di Cagliari"*).
Nulla era rimasto delle tombe a fossa e nessuna utile iscrizione venne ritrovata, ed il Taramelli dinanzi a tutti questi reperti si poneva alcuni interessanti interrogativi: "Siamo forse dinanzi alle tracce di elementi barbarici innestati nella massa dei discendenti delle popolazioni Sarde dell'età romana? Avremmo così qualche traccia archeologica di quella miscela di elementi etnici che anche in Sardegna deve aver accompagnato, per quanto in grado minore che nella penisola italiana, la decadenza e la fine dell'impero romano d'occidente?"*).
Gli orecchini a pendaglio sono molto grandi ed appariscenti.
Il Taramelli, dopo averli descritti, li definiva "un gioiello di aspetto assai ricco ed imponente, molto lontano dagli orecchini di tipo romano e che si accosta a forme e colori decorativi orientali"*).
Il Taramelli, dopo averli descritti, li definiva "un gioiello di aspetto assai ricco ed imponente, molto lontano dagli orecchini di tipo romano e che si accosta a forme e colori decorativi orientali"*).
La datazione attuale dei reperti, che sono esposti presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, è quella dell'Alto Medioevo (VI - VII sec. D.C.).
L'identità delle persone sepolte con un corredo funerario così ricco è purtroppo ignota.
E' possibile che le sepolture non siano state accompagnate dalle epigrafi che all'epoca venivano incise sulla pietra per tramandare i nomi dei defunti ai posteri?
Oppure è possibile che la furia che ha accompagnato il ritrovamento del tesoro abbia causato la distruzione delle epigrafi?
Purtroppo non è dato avere alcuna risposta a queste domande.
Infatti il Taramelli evidenziò subito sia l'assenza totale di iscrizioni sul luogo del ritrovamento, sia il fatto che le tombe erano state manomesse gravemente.
Oppure è possibile che la furia che ha accompagnato il ritrovamento del tesoro abbia causato la distruzione delle epigrafi?
Purtroppo non è dato avere alcuna risposta a queste domande.
Infatti il Taramelli evidenziò subito sia l'assenza totale di iscrizioni sul luogo del ritrovamento, sia il fatto che le tombe erano state manomesse gravemente.
I reperti ritrovati sono solo indizi dell'importanza assunta da questo territorio nel periodo alto medievale, ma purtroppo mancano i tasselli epigrafici, non meno pregiati dei gioielli, che avrebbero potuto far luce su questo nebuloso periodo storico.
*) Le frasi dell'archeologo Antonio Taramelli sono state estratte dalle "Notizie degli Scavi di Antichità del 1919 - Atti della Reale Accademia Nazionale dei Lincei, Vol. XVI, Sardegna, 145 - 147 - Dolianova".
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