Nella Valle di Antas (Fluminimaggiore) si trova un Tempio Romano, la cui ricostruzione è avvenuta in più fasi in seguito agli scavi archeologici iniziati a partire dagli anni '60.
Le storie di molti popoli sono custodite in questa Valle il cui paesaggio naturale fatto di colline, montagne e profumate essenze mediterranee è un invito ad esplorare tesori nascosti.
Dagli studi fatti dagli archeologi sull'iscrizione in lingua latina, posta sull'architrave del Tempio, è emerso che nel III sec. D.C. l'imperatore romano Caracalla fece restaurare il Tempio dedicato alla divinità denominata Sardus Pater, ma il cui nome antico, forse protonuragico, poteva essere Baby oppure Babai.
Le storie di molti popoli sono custodite in questa Valle il cui paesaggio naturale fatto di colline, montagne e profumate essenze mediterranee è un invito ad esplorare tesori nascosti.
Dagli studi fatti dagli archeologi sull'iscrizione in lingua latina, posta sull'architrave del Tempio, è emerso che nel III sec. D.C. l'imperatore romano Caracalla fece restaurare il Tempio dedicato alla divinità denominata Sardus Pater, ma il cui nome antico, forse protonuragico, poteva essere Baby oppure Babai.
L'incertezza è dovuta al fatto che l'epigrafe risulta frammentata in più punti e del nome originario sono rimaste solo le lettere BAB.
I reperti ritrovati, insieme ai resti di un insediamento nuragico risalente al 1.200 A.C. e di una necropoli sembrano suffragare l'ipotesi che fa risalire il culto del dio Baby - Babai al periodo nuragico.
Il dio Baby - Babai, secondo gli esperti, sarebbe raffigurato in un bronzetto del IX sec. A.C., ritrovato proprio nella stessa area archeologica, che rappresenta un uomo nudo con una lancia in mano.
La divinità in bronzo sembra avere la funzione di proteggere in modo simbolico la caccia (con la lancia) e la fertilità (con la sua esplicita e protesa nudità).
Al momento, in assenza di ulteriori ritrovamenti, non è nota l'esistenza di un Tempio nuragico sottostante o comunque limitrofo a quello romano.
La divinità in bronzo sembra avere la funzione di proteggere in modo simbolico la caccia (con la lancia) e la fertilità (con la sua esplicita e protesa nudità).
Al momento, in assenza di ulteriori ritrovamenti, non è nota l'esistenza di un Tempio nuragico sottostante o comunque limitrofo a quello romano.
Invece, gli scavi hanno evidenziato la presenza di un antico Tempio cartaginese dedicato al dio Sid (figlio di Melqart e Tanit) del V - III sec. A.C. collocato proprio sotto la gradinata del Tempio romano.
Al dio Sid, sotto l'impero romano, venne sostituito il dio Sardus Pater, il cui culto era talmente importante da meritare il conio di una moneta con la propria effigie (un profilo di uomo con il copricapo piumato).
Il restauro voluto da Caracalla tuttavia non ha evitato il declino del Tempio dedicato al Sardus Pater, probabilmente il suo culto venne oscurato in seguito all'avvento del Cristianesimo, che in un primo momento venne proposto da Costantino e successivamente imposto quale religione ufficiale dell'impero governato da Teodosio.
Ancora una volta anche in questo luogo come in tanti altri luoghi sacri della Sardegna si intrecciano millenni di miti, storie e culture.
Restando in tema di miti posso dire che la parola Babai è per me al tempo stesso magica e familiare.
Restando in tema di miti posso dire che la parola Babai è per me al tempo stesso magica e familiare.
Ricordo infatti che da bambina, agli inizi degli anni Ottanta, mia nonna nel ricordare la memoria di suo padre diceva, riferendosi a lui quasi con devozione, la parola "Babai".
Oggi la parola Babai = padre è divenuta un ricordo sbiadito, di cui scrivere per non dimenticare.
Potrebbe infatti trattarsi dell'ultimo pezzo del filo d'Arianna linguistico conservato in Sardegna attraverso la tradizione orale da oltre 3.000 anni.
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