Durante un viaggio verso Castelsardo abbiamo programmato una sosta presso la Basilica della Santissima Trinità di Saccargia.
La basilica è stata edificata nel XII secolo e fa parte del ricco patrimonio di edifici sacri del periodo Romanico - Pisano presente in tutta la Sardegna.
Nei primi anni del '900, il portico è stato smontato, restaurato e ricostruito, così pure i capitelli e le colonne, sotto la direzione dell'ingegner Dionigi Scano e dell'architetto e archeologo Filippo Vivanet.
L'unico capitello originale, risalente al periodo dell'edificazione della basilica, è conservato all'interno della stessa e mostra l'abilità scultorea dei maestri medievali.
Il nome della basilica di Saccargia deriverebbe dal sardo "sa acca arza" che significa vacca pezzata, infatti il luogo ove la stessa è stata edificata ospitava i pascoli per i bovini. Secondo la leggenda, infatti, una vacca si presentava tutte le mattine dinanzi ai monaci che abitavano nel monastero limitrofo per donargli il proprio latte. Nel portico sul capitello sinistro sono presenti le figure dei bovini protagonisti della leggenda da cui prende nome la basilica.
All'interno della basilica è presente una piccola testa marmorea di epoca tardo bizantina inglobata in una parete. Gli edifici romanico - pisani sono caratterizzati dal recupero di materiali scultorei provenienti dai vari siti sardi di epoca romana. La funzione della testa non è nota ma sembrerebbe che la tradizione l'abbia identificata e venerata come l'immagine scultorea di Costantino I, giudice di Torres, il quale la donò, come ex voto per la nascita di suo figlio Gonario II, ai monaci camaldolesi che abitavano il monastero di cui ancora sono visibili le rovine.
La sosta presso la basilica è stata ripagata dalla sua bellezza e dai tesori che contiene, inoltre a pochi passi nell'area di parcheggio vi è anche un bar accogliente dove abbiamo degustato delle ottime pizzette sfoglia appena sfornate.
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