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S'Arcu 'e is Forros (Villagrande Strisaili)

In una vallata silenziosa, dove insieme all'aria fresca si respira anche un grande senso di libertà, si nasconde un altro segreto archeologico risalente all'Età del Bronzo (1300 - 1200 A.C.).
Il villaggio nuragico S'Arcu 'e is Forros è ubicato nel territorio di Villagrande Strisaili chiamato Interabbas (tra le acque), un nome che indica la presenza di fiumi che cingono tutta l'area e di fonti d'acqua sorgiva. 
L'acqua, oltre ad essere fonte di vita, aveva un ruolo fondamentale nell'area sacra sia dentro i templi sia dentro le fucine dei fabbri.  
Questa preziosità dell'acqua si può osservare nella canalizzazione che si diparte dal primo tempio diretta verso il fiume. 
Probabilmente, al termine del rito sacro l'acqua ciclicamente doveva fare ritorno al luogo da cui era stata prelevata per tornare a scorrere libera e senza vincoli. 
E' sorprendente vedere ancora i resti di numerosi forni (Is forros) dove i fabbri lavoravano il bronzo.
La presenza di bacili per l'acqua ben rifiniti, sebbene frantumati, rende inevitabile pensare a Sa Sedda 'e sos Carros (Oliena).
In quest'ultimo sito, a lasciare stupefatti è la tecnologia idraulica unita ad un raffinato gusto estetico della capanna che ospita l'acqua sacra in un vero e proprio ambiente termale.
Il sito di Villagrande Strisaili non è da meno. Infatti, il villaggio nuragico, costruito in trachite rossa, era illuminato dalla bellezza e dal fuoco dell'altare cerimoniale collocato dentro il secondo tempio a megaron.
Purtroppo, quando sono arrivata dinanzi al tempio, ho scoperto tristemente che l'altare risultava essere stato rimosso dal sito per volere della Soprintendenza dei beni Archeologici che, secondo quanto dichiarato dalla guida turistica, ha voluto così preservarlo da eventuali danneggiamenti e saccheggi. 

Al posto dell'altare era presente solo un telo plastificato che lo riproduceva in una fotografia a grandezza naturale. Per questo motivo, invece di fotografare il telo, ho preferito riportare il link dove è raffigurato un particolare dell'altare. 
Spero che presto venga adottata una soluzione e che l'altare ritorni ad essere parte integrante e visibile di questo sito che è custode di una storia che deve essere ancora raccontata.
Un interessante indizio del grande afflusso di pellegrini che tremila anni fa transitava all'interno di questa area templare si ricava dalla presenza di una grande fornace per l'attività fusoria.
Che ruolo avevano i fabbri nuragici che forgiavano i bronzetti votivi per i pellegrini?
Nulla è certo.
Il fatto evidente è che essi conoscevano i segreti dell'acqua e del fuoco, due elementi sacri ed indispensabili per forgiare il bronzo.
Quest'ultimo a sua volta costituiva un metallo di vitale importanza per la realizzazione di strumenti di uso quotidiano, di armi per la battaglia e naturalmente di ex voto per la divinità. 
I fabbri erano quindi i depositari di antiche e preziose conoscenze al servizio della comunità. Forse non è una fantasia credere che essi appartenessero ad una elite di sacerdoti.





la grande fornace

aperture per i mantici







il primo tempio a megaron

pietre utilizzate per fissare con il piombo i bronzetti votivi





I ginepri secolari, con le loro radici, avvolgono le grandi pietre trascinandole verso di sè con un abbraccio indissolubile. Meravigliosi!

l'acqua sacra veniva restituita al fiume tramite un apposito sistema di canalizzazione

il secondo tempio a megaron che ospitava l'altare








i resti dei bacili



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